San Mauro Castelverde è un comune siciliano in provincia di Palermo.
Posizione
Avvolto dalle Madonie a ovest e dai Nebrodi a est, dal Mar Tirreno al nord, da Gangi e Geraci Siculo al sud, l’abitato svetta sull’omonimo monte a circa 1050 metri sopra il livello del mare.
Origini
Non vi sono molte fonti attendibili circe le origini di San Mauro Castelverde. Di certo non avrebbe potuto prendere questo nome prima della morte di S. Mauro (15 Gennaio 584). Si dice il paese abbia preso il nome in seguito alla donazione di una reliquia del santo da parte dei monaci benedettini, ma il paese probabilmente esisteva già dapprima.
In età antica si pensa ad un possibile insediamento greco per via di varie tracce riconducibili a tal popolo.
L’appellativo Castelverde fu aggiunto successivamente, quando in seguito all’unificazione del Regno d’Italia si ritenne necessario per distinguerlo dagli altri 22 paesi italiani con lo stesso nome. Si ritiene che tal appellativo sia stato influenzato dalla leggenda locale di Pietro Verde, nobile caduto in disgrazia che edificò un castello successivamente denominato “Castello Verde”.
Durante la “dominazione araba” del IX secolo, che portò importanti cambiamenti in tutta la Sicilia, gran parte del luogo venne suddiviso in zone diverse, ognuna col proprio nome. La parte nord-orientale, cui tutt’oggi si trova Castelverde, venne chiamata Val Demone.
Cosa visitare
Chiesa di S. Mauro Abate
Dedicata al patrono di Castelverde, fu costruita nel 1050 per volere del popolo e ha incorporato le chiese di S. Giovanni Evangelista e S. Vito. Attraverso una vetrata posta sul pavimento è possibile osservare la vecchia costruzione sulla quale è stata edificata. Sono presenti vari quadri in tela dedicati ai Santi. Il simulacro del patrono contiene poi una reliquia del cranio del Santo, racchiusa in un teschio argenteo. Degna di nota anche una grande croce in legno con al centro un quadro dell’Addolorata. Infine, posta oggi alla sommità della navata centrale, vi è la statua in marmo della “Madonna dell’Udienza”, di scuola pseudo-gaginiana, datata 1477.
Chiesa di S. Giorgio
La chiesa madre. Non è chiaro qualora il culto di S. Giorgio e la sua proclamazione a compatrono del paese sia da attribuire ai Normanni o se invece esso esistesse già in tempi più remoti. La chiesa in sé parrebbe tuttavia essere stata eretta molto tempo addietro, poiché il santo venne ritenuto primo protettore del paese. Fondata in stile arabo-normanno, la chiesa fu successivamente ampliata e modificata, presentandosi oggi con tre navate e presenta varie opere e artefatti, tra cui una statua della Madonna del Carmelo con annesso altare e un’altra di S. Giuseppe col bambino, così come un quadro di S.Giorgo che uccide il drago. Al santo è dedicata anche una statua.
Chiesa di S. Maria de’ Francis
È la chiesa più frequentata, grazie al suo posizionamento nella piazza centrale del paese. Dietro l’altare maggiore vi è contenuta un’icona marmorea con al centro la Madonna, di scuola gaginiana. Oltre a vari quadri e sculture, vi è custodita anche la celebre statua marmorea della “Madonna della Provvidenza” (Domenico Gagini, 1480) e i resti di un polittico ligneo raffigurante la Vergine col Bambino di scuola gotico-senese. Sono degni di nota anche l’antico fronte battesimale di Antonello Gagini e la torre campanaria.
Monumento agli eroi della Grande Guerra
All’ingresso del paese si trova un modesto ma bel monumento innalzato agli eroi della Grande Guerra. Una scultura in bronzo di Giuseppe Madonia, si pensa il primo soldato maurino caduto in battaglia, realizzata da Francesco Sorge di Palermo. La statua volge la vista verso il mare, simbolo di libertà, e annualmente vi si commemorano i caduti in battaglia in presenza dei reduci di guerra e delle autorità religiose, civili e militari.
Gole di Tiberio
Al confine del territorio, proseguendo dal bivio di Borrello verso Gangi e scendendo un paio di chilometri dall’asse della SP 60, si possono visitare le gole di Tiberio: un piccolo canyon naturale ricadente nel Parco delle Madonie in Sicilia, lungo il fiume Pollina a circa dieci chilometri di distanza dalla foce di esso, il Mar Tirreno.
Nel loro complesso, le Gole si stagliano per circa 450 metri lungo il fiume Pollina, mentre le pareti possono raggiungere fino i 50 metri d’altezza e le acque possono toccare gli 8 metri di profondità massima.
Lungo le rocce, molto allisciate, è possibile imbattersi in alcuni fossili di gasteropodi e anche in numerose fessure nidificate da diverse specie di uccelli a pelo d’acqua.
Nella parte iniziale, alcune rocce sembrano prendere sembianze antropomorfe, che hanno dato adito alla tradizione orale secondo l’esistenza di un “mostro” (il guardiano del luogo, imprigionato da spiriti malvagi).
A metà percorso è presente un grande masso che veniva utilizzato come passaggio segreto dai briganti, i quali si narra avrebbero nascosto un leggendario tesoro tra gli anfratti.
Le rocce di natura calcarea si sono formate a partire dal Triassico superiore, più di 200 milioni di anni fa, mentre la comparsa del fiume, il sollevamento e la distanziazione di esse, iniziati nel Miocene, si è completato circa due milioni di anni fa. Di origine fluvio-carsica, lungo le pareti sono visibili morfologie legate all’azione fluviale e al carsismo.
In quanto ricadenti nel Parco delle Madonie, sono state riconosciute dall’UNESCO come uno dei siti Geoparks Network e classificate come G4 nella relativa guida geologica e di rilevante interesse geomorfologico e paesaggistico.
Feste e Tradizioni
“A Fera”
La festa patronale in onore di San Mauro Abate. I festeggiamenti del 15 gennaio, data canonica, vengono solennizzati il primo martedì di Luglio. Ciò ha ragioni legate sia al clima che alla logistica. In particolare, il fercolo del santo ha subito nei secoli diverse trasformazioni, passando da una Vara a quattro colonne a quello attuale a otto colonne, commissionato nel 1650 ad opera dei carbonai, con dodici puttini e con la statuetta dell’Immacolata Concezione alla sommità di esse. Al centro del c’è, naturalmente, la statua di San Mauro Abate intronizzato. Tanto pesante da necessitare una trentina di persone per il trasporto, andando dalla propria chiesa a quella madre di S. Giorgo. Anticamente i confratelli erano soliti distribuire la “cuccìa” (grano bollito) ai poveri, ma da quando la commemorazione della festività si è spostata a Luglio, è accaduto che essa fosse concomitante alla fiera del bestiame del 30 Maggio, che ha probabilmente la ragione dietro il nome odierno (appunto, “A Fera”).
Tutte le quattro giornate sono segnate da processioni solenni, alle quali partecipano le confraternite con antichi costumi, la banda musicale, i portatori della vara, le autorità civili e militari nonché tanti fedeli, anche emigrati o trasferiti, che ritornano in paese per non dimenticare il proprio passato.
Acchiannata a Maronna
Dedicata all’Ascensione della Vergine Maria, si svolge la sera del 15 agosto nella chiesa parrocchiale di Santa Maria de’ Francis e celebra appunto l’assunzione di Maria Vergine al cielo.
Subito dopo la celebrazione eucaristica, si apre il sipario di un antico apparato scenografico e le nuvole si diradano pian piano per dare spazio a una coppia di angeli che reggono una corona di stelle. Essi, scendendo dal cielo, determineranno l’apertura del sepolcro della Madonna. Da questo momento comincerà l’ascesa al cielo di Maria (scenografata attraverso appositi meccanismi di argani e corde collegate alla statua), al termine della quale gli apostoli compariranno ai lati del sepolcro, scoprendolo vuoto.
Degustazioni tipiche
Le degustazioni locali costituiscono una sorta di sagra paesana all’insegna dell’artigianato e della cucina casereccia. Hanno spesso luogo nei quartieri o nelle piazze del borgo, in periodo estivo. In parallelo si raccontano storie di costumi e tradizioni proprie del luogo attraverso foto dei mestieri di una volta. Nello scorrere degli anni sono susseguite varie tipologie di degustazioni, recentemente sono subentrate la ‘sagra del caciocavallo’ e, in vari quartieri, la degustazione di pani e dolci.